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Italiani meno depressi ma soldi e salute scatenano il male

Psichiatria Redazione DottNet | 03/01/2018 19:16

Psichiatra Cozza, fondamentali i fattori sociali e psicologici

La depressione ha anche aspetti sociali e psicologi, non solo biologici, e non a caso sono proprio i problemi economici e di salute a scatenare il male di vivere, compromettendo la vita per molti giorni l'anno. Ma gli italiani, a sorpresa, risultano soffrirne di meno negli ultimi anni, con un costante trend di miglioramento. Sembra questa la conclusione dell'analisi dei dati di Epicentro, il portale dell' epidemiologia per la sanità pubblica dell'Istituto Superiore Sanità, nell'ambito del monitoraggio sullo stato di salute della popolazione adulta italiana effettuato attraverso indagini campionarie.

Nel triennio 2013 - 2016 circa il 6% degli italiani tra i 18 e i 69 anni (circa 2mln e mezzo) ha riferito sintomi depressivi e ha percepito compromesso il proprio benessere psicologico per una media di 15 giorni nel mese precedente l'intervista. Si tratta di grandi numeri che evidenziano la grave problematicità della depressione, ma il dato più interessante è il trend annuale in miglioramento dal 2008 (7,8%) al 2016 (5,6%). Secondo il parere di Massimo Cozza, psichiatra, Coordinatore del Dipartimento di Salute Mentale dell'ASL Roma 2, il più grande d'Italia con circa 1mln 300mila abitanti, "dobbiamo considerare che i sintomi depressivi nascono da diversi fattori sociali e psicologi, oltre che da una base biologica di partenza in particolare per quelli più gravi.

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Quindi il trend in diminuzione può avere diverse spiegazioni, a partire da un lieve miglioramento delle condizioni economiche, sociali e di salute rispetto all'esplosione della crisi del 2008, e da una naturale tendenza psicologica della nostra mente a superare le fasi negative della vita". "In questo senso - continua lo psichiatra - possiamo leggere il dato di una minore percentuale di sintomi depressivi tra chi non ha la cittadinanza italiana (6,1%), in quanto proviene da condizioni peggiori di vita rispetto a chi è cittadino italiano (5,2%). Una speranza maggiore e la proiezione verso il futuro può, invece, spiegare il dato del 4,4% di sintomi depressivi per chi ha tra 18 e 34 anni rispetto al ben più alto 7,7% per chi ha tra 50 e 69 anni".

I dati più rilevanti percentualmente sono però legati alle difficoltà economiche (11,3% rispetto al 3,7% di chi non le ha) ed allo stato di salute (12,6% per chi soffre di patologie croniche rispetto al 4,6% di chi non ne ha). "Si conferma" commenta Cozza "il ruolo fondamentale giocato dai fattori sociali e psicologi nell'insorgenza dei sintomi depressivi. Va però chiarito che i sentimenti di tristezza sono normali in seguito ad eventi negativi della vita, sia di carattere economico che affettivo. Patologico sarebbe rimanere senza emozioni. Se, invece, i disturbi persistono nel tempo, diventando invalidanti, è opportuno rivolgersi al medico di famiglia o direttamente ai Centri di Salute Mentale delle ASL".

Dall'ultimo Rapporto Salute Mentale del Ministero della Salute risulta una prescrizione per la categoria antidepressivi di circa 34 milioni di confezioni in regime di assistenza convenzionata e di 639mila in distribuzione diretta. "Questi elevati numeri possono far pensare che la depressione sia considerata troppo spesso una malattia grave, e quindi da curare sempre con i farmaci. E' invece opportuno precisare che nei disturbi depressivi più lievi o moderati," conclude lo psichiatra "può essere più appropriato un intervento psicoterapeutico, e in quelli più gravi un intervento psicofarmacologico, fermo restando la possibilità di integrazione. Dobbiamo però sempre tenere presente l'unicità di ogni persona, con la sua storia familiare, psicologia e sociale, e l'alleanza terapeutica con il curante all'interno della quale condividere le scelte terapeutiche".

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